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In questo libro prendono parola i malati di Huntington e chi è loro vicino: familiari, amici, professionisti della cura. I temi di queste pagine riguardano però tutti. Tutti noi, con o senza Huntington, nutriamo infatti relazioni affettive che ci gratificano o ci fanno soffrire, affrontiamo scelte vitali, ci confrontiamo con il desiderio di mettere al mondo figli. Può capitare a tutti di fare i conti con malattie e disabilità anche gravi, di vivere il lutto per la morte di persone care, di confrontarsi personalmente con un corpo che non ha più la forza di un tempo; a tutti succederà di morire. L'Huntington è una malattia rara, neurodegenerativa, ereditaria, caratterizzata da disturbi del movimento, alterazioni anche gravi del comportamento e progressivo deterioramento cognitivo. L'esordio, di solito in età adulta, porta alla morte dopo 15-20 anni. La probabilità di ogni figlio di ereditare la malattia è del 50% e spesso nella stessa famiglia convivono più malati. Ad oggi vi sono solo farmaci sintomatici, non in grado di prevenire, rallentare o bloccare la malattia. I racconti di donne e uomini, a confronto con una malattia che pone enormi sfide alla loro vita, rivelano il valore della "pietas". Non del "pietismo" ma delle virtù civili del rispetto e del riconoscimento dei diritti, fondati sull'affermazione dell'altro per quello che è, con la sua storia, affinché il suo destino non risulti indifferente. Questo è infatti il senso della parola "pietas": il modo in cui l'altro per noi è più o meno importante e significativo e il modo in cui noi sentiamo di esserlo per l'altro. Dare voce a questi racconti e a questo sentimento è la ragione del libro, che si rivolge a chiunque abbia una sensibilità per questi temi, ai malati e alle famiglie, agli operatori e specialisti del Welfare, al mondo universitario e ai ricercatori, a politici e amministratori. "Il libro nasce da un progetto di Huntington Onlus - La rete italiana della malattia di Huntington".
Claudio Mustacchi, filosofo e pedagogista, responsabile dei percorsi in Animazione, SUPSI
Promuovere coesione sociale, salute e qualità di vita attraverso l’azione congiunta di istituzioni, terzo settore, imprese e cittadini attivi è una prospettiva indicata da molte leggi e una vasta letteratura scientifica. Dalle politiche sociali alla prevenzione, dai programmi d’integrazione alla rigenerazione urbana, è sempre più evidente l’importanza di fiducia e cooperazione nel determinare benessere e sviluppo. Gli approcci partecipativi sono oggi chiamati a rimodularsi sui tratti di società locali profondamente mutate sul piano demografico (invecchiamento, migrazione), occupazionale (flessibilità, precarietà), relazionale (forme del legame) e culturale (valori, stili di vita, tecnologie). Si tratta di operare in un welfare plurale, capace di valorizzare le competenze, formali e informali, presenti in una comunità. La collaborazione rappresenta il processo cardine dei nostri tempi.
Ennio Ripamonti, psicosociologo e formatore, SUPSI
© Libreriauniversitaira.it
Lavoro alla spina, welfare à la carte. Lavoro e Stato sociale ai tempi della gig economy: Il Novecento aveva collocato il lavoro al centro del patto di cittadinanza: al dovere di contribuire al benessere materiale e spirituale della società corrispondeva il diritto di ricavarne le risorse necessarie per una vita dignitosa, così come il diritto di accedere al welfare. Gli anni Ottanta hanno avviato la reazione neoliberale contro un sistema che aveva assicurato un accettabile equilibrio tra democrazia e capitalismo. Il risultato è un ritorno all'Ottocento, l'epoca in cui la relazione di lavoro era considerata una relazione di mercato qualsiasi, e l'accesso alla sicurezza sociale la contropartita per la rinuncia alla lotta politica, la cui concessione era non di rado affidata all'impresa. Il volume ricostruisce le tappe e i risvolti di questo percorso, ben rappresentati dallo schema del capitalismo delle piattaforme e dai processi di privatizzazione del welfare, soffermandosi sulle vicende di più bruciante attualità come il caso Uber e la vertenza Foodora.
© Unilibro.it
Le aziende che puntano all'eccellenza sono quelle in grado di coniugare la massimizzazione dei profitti con il reale miglioramento della vita delle persone. Le aziende che hanno uno scopo nobile sono aziende con un'anima. Un'anima che stimola l'impegno e la passione dei dipendenti, incoraggia il cambiamento e l'innovazione continua, ispira i comportamenti manageriali, orienta i processi decisionali nel rispetto di tutti i pubblici e della comunità-territorio nella quale l'impresa opera. Per questo gli autori partono dal presupposto che le aziende che "con un'anima" abbiano la necessità, da una parte, di individuare correttamente tutti i pubblici che compongono il loro sistema-ambiente di riferimento e, dall'altra, di imparare a governare le relazioni con questi interlocutori, sempre più numerosi e attenti ai comportamenti e alla qualità della struttura relazionale dell'impresa.
Il libro presenta e tratta, in ottica di Responsabilità Sociale d'Impresa, due "strumenti" utili per ricercare la fiducia di tutti i pubblici: le community relation e il welfare aziendale. Obiettivo principale delle community relation è quello di costruire relazioni di lungo periodo con tutti gli attori della comunità, con l'obiettivo di ridurre eventuali conflitti, creare valore condiviso, anche economico, costruire e mantenere quella "licenza a operare" che rappresenta l'unica via che può garantire all'impresa un successo duraturo. Gli obiettivi del welfare aziendale sono invece due: da una parte, rafforzare la fidelizzazione del dipendente e creare un forte spirito di squadra/appartenenza; dall'altra, migliorare la reputazione aziendale nella comunità-territorio nella quale l'impresa opera. Da strumento di contrattazione aziendale il welfare può diventare un mezzo per favorire l'engagement a ogni livello, a partire dai dipendenti, incrementando la reputazione del brand e migliorando le relazioni con la comunità locale.
© Libreriauniversitaira.it
Sélection effectuée par Michela Sabattini, bibliothèque du Département de sciences économiques, sanitaires et sociales de la Haute école spécialisée de Suisse italienne (SUPSI)